Commemorazione di Edgardo Patanè

 

 

 Michele Poerio

 

 

Illustri soci dell’Accademia, cari colleghi ed amici, signore e signori e, soprattutto,carissimi Frida e Massimo.

Con commozione ed emozione prendo la parola per ricordare a tutti noi Edgardo Patanè, grande figura di uomo , clinico e studioso.

Ho scelto il termine “ricordo” perché é semplice e genuino,é quello che s’utilizza per gli amici,non mi ritrovo con il termine “commemorazione” e meno che mai con “celebrazione”.

Cercherò allora di restare lontano dalla retorica e sono certo che Edgardo sarebbe assolutamente d’accordo.

Il messaggio emotivo di questo ricordo e di questa serata in suo onore non può che essere il richiamo, a noi medici stagionati ed ai colleghi più giovani ,delle doti umane di Edgardo Patanè.

Sono le doti che gli sono valse la stima indiscussa dei colleghi, l’ammirazione degli allievi, l’affetto dei suoi piccoli pazienti e dei loro familiari.

Venti anni circa di lavoro comune in Ospedale ed altri 20 anni di collaborazione professionale oltre che di frequentazione amicale, hanno profondamente radicato in me la convinzione che due erano i pilastri che reggevano per così dire la personalità di Edgardo Patanè integrità morale e la razionalità pratica,a cui bisogna aggiungere il gusto della battuta tagliente,il disincanto per gli eventi della vita,la capacità di disinnescare tensioni con il sorriso.

A tal proposito mi piace ricordare un aneddoto.

Eravamo nel 1978, era stata convocata dal Presidente dell’Ospedale una riunione del Collegio dei Primari per una questione di estrema gravità (ero un giovane aiuto in sostituzione del Primario assente).

Fra tutti i colleghi presenti ve n’erano due, molto validi, ma anche eccessivamente prolissi nei loro interventi. Ebbene, si sente bussare,si apre la porta,fa capolino il Prof Patanè che, dopo aver dato uno sguardo circolare alla stanza, rivolgendosi al Presidente, con la sua simpaticissima cadenza sicula, dice” Presidente se avessi saputo che avrebbero partecipato pure il Prof Tizio ed il Dott Caio la 24 ore mi sarei portato !!!”

Il sorriso veniva spontaneo  in chi lo ascoltava,perché era arguto,curioso e molto colto. E non potrebbe essere altrimenti perchè  un grande clinico non può che essere appassionato dell’esperienza umana e di tutte le sue espressioni in letteratura,nelle arti figurative,nella musica,nella società civile.

Grazie anche di questa lezione Prof Patanè!

Edgardo Patanè era nato a Catania il 21 novembre 1923.

Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Catania nell’ottobre 1941,si laureava con il massimo dei voti e la lode nel 1947.

Nello stesso anno,avendo superato il concorso per l’ammissione alla scuola di specializzazione in pediatria,cominciò a frequentare la Clinica pediatrica dell’Università “La Sapienza” di Roma diretta dal Prof Frontali,iniziando così il suo cursus honorum da assistente volontario,assistente straordinario e ordinario e successivamente come Capo reparto ed Aiuto del Prof Arrigo Colarizi.

Nel 1970 quale vincitore di pubblico concorso iniziava la sua nuova carriera di Primario presso l’Ospedale di Tivoli,fondando ed organizzando dal nulla un reparto pediatrico-neonatologico che ancora oggi è uno dei fiori all’occhiello della Azienda Sanitaria Roma G.

La sua attività scientifica ha spaziato dal campo sperimentale a quello clinico.

Da una sua serie di ricerche sistematiche sullo studio del ricambio idro-salino,con una messa a punto di diverse metodiche originali,sono emerse interessanti acquisizioni sul comportamento del volume plasmatico nei neonati prematuri e sullo studio dei liquidi intra ed extracellulari nei bimbi affetti da nefrosi e da leucemie.

In campo clinico di particolare rilievo sono i contributi concernenti alcuni aspetti della sindrome adreno-genitale,come pure di indubbio interesse sono i lavori sullo pseudo-ermafroditismo maschile e su un eccezionale caso di ermafroditismo femminile non associato a sindrome adreno-genitale. (descrisse il primo caso della letteratura italiana).

Ma la grande lezione di Edgardo Patanè é stata, per tutti, il malato:la razionalità dell’approccio,sempre individuale,la visita, il colloquio diretto sia con i piccoli pazienti che con i familiari,mai di fretta,prima la clinica e poi gli esami,valutazione olistica e mai settoriale del caso. In poche parole vera medicina.

E concludo  con due riflessioni a me molto care e, sono sicuro,sarebbero state care anche ad Edgardo: la prima si riferisce ad un antico proverbio orientale che dice:” chi afferra la conoscenza? Chi riflette ”.

La seconda é una battuta (ma non tanto) di Augusto Murri ai suoi studenti:” chi sono i nostri veri maestri? I nostri malati”.