Ricordo di Vittorio Romeo

 

Claudio Roscioni

 

 

Questa sera io ed il mio amico Angelo Lotti siamo venuti in Accademia con una sensazione di solitudine, di disagio, e di mancanza di sostegno perché non era presente una persona molto importante: Vittorio Romeo. Con Lui, in questo ultimo decennio, avevamo costituito un “Trio”, quello della terza fila dell’aula accanto al Professor Fabiani del quale siamo ammiratori. Eravamo un trio particolare, avevamo ingaggiato una gara a chi arrivava primo agli appuntamenti presi per venire insieme alla Lancisiana. Dopo qualche mese stabilimmo che meritavamo un premio “ex aequo” perché arrivavamo anche 15-20 minuti in anticipo e questo ci sembrava eccessivo.

Sì, ci manca Vittorio, così come manca a numerosi colleghi, ai suoi assistenti ed a tutte quelle persone che si sono giovate della sua capacità professionale e della sua affabilità.

Qualche mese fa la moglie di Vittorio, Maria Luisa, mi ha chiesto di ricordarlo in questa aula ed io, in un primo momento ho detto che non potevo accettare perché non mi sentivo, come tutt’ora, di essere all’altezza, di parlare di quello che è il mio più caro amico, il collega al quale fare riferimento, sempre pronto nel consigliarmi la migliore condotta nell’ espletamento della nostra professione. In un secondo momento però, vista la affettuosa insistenza di Maria Luisa, ho accettato un impegno così importante, anzi la ringrazio perché mi da il piacere di parlare di Vittorio e di averlo ancora presente nelle nostre riunioni. Il professor Vittorio Romeo si è laureato a Roma nel 1946 ed ha subito frequentato, come specializzando, la Clinica della Tubercolosi e delle malattie dell’apparato respiratorio sotto la guida degli illustrissimi maestri Eugenio Morelli e poi Attilio Omodei Zorini. Da allora ha partecipato assiduamente alla vita della Clinica Tisiologica e

dell’ospedale Carlo Forlanini, collaborando nella organizzazione scientifica di numerosi congressi.

Nel 1950 è stato nominato segretario di “American College Chest Physicians” ed ha pubblicato numerosi importanti lavori dedicati in particolare alle epatopatie nei tubercolotici, all’impiego dei cortisonici nelle affezioni tubercolari pleuro-polmonari ed al problema dei rapporti tra resezione gastrica e TBC polmonare.

Nel 1957, in collaborazione con i Professori Bellei e Ferri, ha pubblicato una monografia sui mesoteliomi della pleura e subito dopo ha conseguito la libera docenza in Tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio.

Ha ottenuto la specializzazione in Tisiologia, medicina del lavoro, in Ematologia, in Gastroenterologia ed in igiene e malattie tropicali.

Ha svolto la sua carriera ospedaliera sempre all’ospedale San Camillo, all’inizio come vincitore di concorso per assistente medico-chirurgo, poi come aiuto medico ed infine come primario medico. Ricordo che nelle prove di concorso eravamo chiamati sempre uno dopo l’altro, in ordine alfabetico come Romeo e Roscioni, quindi combattevamo insieme le stesse battaglie, a proposito delle quali, voglio sottolineare che, nel 1960, nella prova scritta del concorso per 119 posti di assistente medico-chirurgo bandito dal Pio Istituto Di Santo Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma, il San Camillo di Roma fece una brillante figura poiché, tra i dieci medici che ottennero il massimo voto tre erano del San Camillo: Vittorio Romeo, Piero Mascagni, amico caro accademico della Lancisiana che ci ha lasciato pochi anni fa e Claudio Roscioni. Non vorrei aver dimenticato qualche nome, eventualmente ne chiedo scusa, ma in quel tempo lo giudicammo un trionfo.

Il 9 Luglio del 1964, Vittorio si è iscritto all’accademia Lancisiana.

Nel 1983, ha fatto parte del Comitato Direttivo dell’E.S.M.O. (Ente Settimana Medica degli Ospedali) nel quale ha diretto molti corsi di studio ed ha pubblicato numerosi lavori scientifici.

I reparti nei quali ha esercitato la sua professione ospedaliera sono stati: all’inizio il Padiglione “Bassi” come assistente ed aiuto, e poi al V reparto di medicina come Primario Medico fino al 1997, data del pensionamento per limiti di età.

E’ stato un esempio ed un maestro per tutti ma, in particolare, noi colleghi del San Camillo saremo sempre grati a Lui ed all’Accademico della Lancisiana Professor Antonio Galluzzo per aver ideato e diretto il “Consiglio dei Primari” dal quale l’ospedale trasse un notevole vantaggio perché da allora vennero aboliti i vari “orticelli” e tutti insieme collaborammo per una armonica organizzazione delle divisioni, per la cura più attenta e costante dei pazienti e per migliorare i rapporti con l’amministrazione.

Se non sono stato all’altezza del compito affidatomi me ne scuso, ma voglio ancora ringraziare la moglie di Vittorio per avermi dato questa occasione.

Tre anni fa, con Vittorio, facemmo insieme la diagnosi della grave malattia dalla quale era affetto. Volle che lo accompagnassi in sala operatoria in tutti e due gli interventi chirurgici ai quali è stato sottoposto e, dopo l’ultimo, che è stato di notevole difficoltà, quando ha visto che ero un po’ serio mi ha detto: “non preoccuparti, non sento più dolore”. Sono state le ultime parole che mi ha rivolto.

Ciao Vittorio, grazie ancora di tutto.