Utilità della diagnostica molecolare nella definizione prognostica dei gliomi

 

Felice Giangaspero

Professore Straordinario di Anatomia Patologica “Sapienza” Università di Roma

Le neoplasie gliali diffuse rappresentano quasi 80% delle neoplasie primitive dell’adulto mostrano uno spettro progressivo di malignità che varia da forme ben differenziate di astrocitoma diffuso (OMS grado II) a forme meno differenziate ad alto grado quali l’astrocitoma anaplastico (OMS grado III) e il glioblastoma (OMS grado IV). L’astrocitoma diffuso (grado II) insorge in adulti con età compresa tra i 20 ed i 30 anni. Colpisce prevalentemente gli emisferi cerebrali ma può insorgere nel tronco cerebrale o nel midollo spinale. Le cellule neoplastiche infiltrano anche a distanza il tessuto nervoso circostante. Le alterazioni molecolari caratteristiche dell’astrocitoma grado II  sono la mutazione della p53 dimostrata  in circa il 50% dei casi, iper-espressione di PDGF e PDGFR e perdita di porzioni del cromosoma 22. La maggioranza di questi astrocitomi di basso grado progrediranno verso forme ad alto grado nell’arco di 4-5 anni in media. L’astrocitoma anaplastico (OMS grado III) spesso si sviluppa da astrocitomi diffusi di basso grado, l’età media di insorgenza è di circa una decade in più di quella del grado II.A livello molecolare si osserva inattivazione dei geni che controllano il ciclo cellulare quali CDKN2A/p16/ARF, CDK4, ed RB, e presenta anche perdita di parti del braccio lungo del cromosoma 19. Gli astrocitomi anaplastici sono neoplasie aggressive con sopravvivenze da 2 a 3 anni dalla diagnosi. Il glioblastoma (OMS grado IV) è la forma più frequente di neoplasia primitiva cerebrale ed è anche la forma più maligna di neoplasia astrocitaria. Si riconoscono due tipi di glioblastoma, primario e secondario, indistinguibili da un punto di vista istologico, ma ben distinti clinicamente e molecolarmente. Il glioblastoma primario è quello più frequente e insorge prevalentemente oltre i 50 anni. Il profilo genico è caratterizzato da iperespressione di EGFR, mutazione di PTEN delezione di p16 e perdita del cromosoma 10. Il glioblastoma secondario deriva da progressione maligna di astrocitomi diffusi o anaplastici, insorge in pazienti più giovani  e sono caratterizzati da mutazione della p53 e LOH sul cromosoma 10q. La prognosi dei pazienti con glioblastoma è infausta. Con gli attuali trattamenti di radio e chemioterapia dopo la resezione chirurgica la sopravvivenza media e di soli 8-10 mesi e meno del 10% dei pazienti è ancora vivo dopo due anni.   Gli oligodendrogliomi sono gliomi diffusamente infiltranti composti da cellule morfologicamente simili agli oligodendrociti maturi. Rappresentano circa il 5% dei gliomi e colpiscono  adulti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni.  Insorgono prevalentemente negli emisferi cerebrali con una predilezione per la sostanza bianca. I pazienti con oligodendroglioma hanno una prognosi migliore rispetto a quelli con astrocitoma . Circa l’80% degli oligodendrogliomi  sono portatori di una specifica alterazione molecolare:la perdita di eterozigosità per i cromosomi 1p e 19q. La presenza di questi markers molecolari si associa ad una prognosi più favorevole associata ad una maggiore sensibilità alla chemioterapia. Altri biomarcatori possono predire il decorso clinico e la risposta alla terapia di un singolo paziente. Ad esempio la metilazione del gene della O6-metilguanina-DNA metiltransferasi (MGMT) permette di predire la risposta a chemioterapici alchilanti quali la temozolamide. La mutazione del gene IDH1 è specifica delle neoplasie gliali diffuse eccetto il glioblastoma primario. La presenza di tale mutazione si associa a una prognosi più favorevole.

 

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Per la corrispondenza:

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