LA RIVOLUZIONE MININVASIVA

 

G. Innocenzi

 

 

  Nell’ambito della chirurgia spinale si sono avuti, negli ultimi 10-15 anni, importanti progressi sia sul piano della ricerca di base che su quello della innovazione tecnologica e delle applicazioni cliniche.

  Volendo individuare, in un contesto caratterizzato da cambiamenti molto frequenti, una tendenza di fondo, direi che, sul piano della ricerca di base, certamente gli studi sulla struttura e ultrastruttura del disco intervertebrale e sulla natura della “cascata degenerativa” (tema che è stato affrontato in un nostro precedente incontro: 28 febbraio 2012) rappresentano la frontiera più avanzata ed interessante.

Sul piano della innovazione tecnologica e delle applicazioni cliniche, il nucleo innovativo più significativo è senz’altro costituito dall’insieme delle tecniche mininvasive (MISS; MiniInvasiveSpine Surgery).

La mininvasività significa che, mantenendo gli obiettivi della chirurgia “open”, si cerca di ridurre le dimensioni dei corridoi chirurgici (Kroger, 2012). Essenzialmente, si tratta della riduzione delle dimensioni dell’accesso attraverso incisioni più piccole, della utilizzazione dei naturali compartimenti neurovascolari e muscolari come piani di lavoro, minimizzando il “danno collaterale” a carico delle strutture molli perivertebrali, della riduzione della demolizione ossea (Kim, 2006 e 2010).

Tecnicamente, la MISS si attua attraverso:

-         dilatatori che sostituiscono i tradizionali divaricatori e permettono di attraversare lo strato muscolare tra cute e colonna senza dissecarlo e denervarlo, evitando così le perdite ematiche e l’atrofia post-chirurgica

-         sistemi endoscopici che permettono di penetrare all’interno del canale vertebrale senza demolizione ossea e senza o con minima manipolazione delle strutture nervose e vascolari

-         sistemi di navigazione che permettono una maggiore precisione e un minor danno collaterale negli interventi di stabilizzazione vertebrale

 

Neurochirurgia IRCCS NEUROMED Pozzilli (IS)