Cross-reattività nell’allergia al lattice

 

V.  Pecora

 

 

 

L’allergia al lattice della gomma è stata per la prima volta descritta nel 1927. Bisognerà attendere la fine degli anni ’70 per avere segnalazioni successive, mentre intorno alla metà degli anni ’80 sono stati riportati i primi casi di anafilassi intraoperatoria imputati al lattice. Tra il 1988-93 la Food and Drug Administration (FDA) ha ricevuto più di 1100 segnalazioni di reazioni allergiche ricondotte ad un’allergia al lattice, tra le quali 15 con esito fatale. L’aumento esponenziale della prevalenza di tale allergia, soprattutto negli anni ‘90, è da imputare al sempre più diffuso impiego di oggetti in lattice nella quotidianità. Le possibili manifestazioni cliniche sono da ricondurre a disturbi cutanei (ovvero orticaria da contatto, orticaria generalizzata e/o angioedema), rino-congiuntivite, asma fino all’anafilassi. L'esposizione all'allergene può avvenire per via cutanea, percutanea, mucosale (mucosa orale, vaginale, rettale), sistemica o inalatoria, quest’ultima dovuta all’inalazione del lattice adsorbito a particelle di amido di mais presenti all’interno dei guanti. L’incidenza nella popolazione generale si attesta al 2%, mentre nell’ambito delle categorie a rischio (operatori sanitari, soggetti sottoposti a ripetuti interventi chirurgici e lavoratori dell’industria della gomma). Il lattice della gomma e costituito da una miscela di sostanze che contiene il 60 % di acqua, il 33% di cis-1,4 poliisoprene (non allergizzante), il 2-3% di proteine (responsabili della sensibilizzazione allergica) e il 3% di resine, acidi e amidi. Fino ad oggi tredici proteine sono state identificate come allergeni del lattice ed hanno ricevuto nomenclatura internazionale (Hev b 1-13), anche se la funzione biologica non è stata ancora determinata per ognuno di essi. L’impiego di allergeni naturali e/o ricombinanti ha consentito di determinare profili di sensibilizzazione differenti prendendo in esame i diversi gruppi di pazienti allergici. Nei soggetti affetti da spina bifida prevale una reattività verso Hev b 2, Hev b 3, Hev b 5 ed Hev b 7, negli operatori sanitari verso Hev b 2, Hev b 5, Hev b 6.01 e Hev b 6.02. Nell’ambito dell’allergia al lattice è possibile osservare un fenomeno di cross-reattività con alcuni alimenti di origine vegetale, andando ad identificare la sindrome detta “latex-fruit”, con alcuni pollini (ad esempio graminacee) e con alcune piante ornamentali come il Ficus benjamin e l’Euphorbia pulcherrima (comunemente detta Stella di Natale). Nella sindrome “latex-fruit” si ritiene che la cross-reattività sia legata alla capacita delle IgE di riconoscere epitopi strutturalmente simili presenti in diverse proteine filogeneticamente correlate o che rappresentino strutture conservate nel corso della evoluzione. Gli allergeni cross-reattivi ritenuti responsabili di tale sindrome sono stati identificati nelle profiline (Hev b 8), nelle patatine (Hev b 7 patatina-like e Sol t 1 della patata) e nelle proteine correlate alla patogenesi (PR), come PR-3 (eveina del lattice Heb b 6.02 e chitinasi di classe I che contengono un dominio terminale simile all’eveina, come quelle di banana ed avocado), PR-2 (β-1,3-glucanasi del lattice Hev b 2 e L-ascorbato perossidasi di peperone), PR-14 (Lipid Transfer Proteins o LTP). In realtà il significato clinico di tutte queste cross-reattività non e ancora del tutto chiaro.

La reattività al lattice osservata in vitro non è sempre clinicamente rilevante e non determina sempre una latex-fruit syndrome. Nell’ultimo decennio vari Autori hanno dimostrato come nel caso di soggetti con storia clinica di reazioni avverse ad alimenti vegetali una monosensibilizzazione all’Hev b8 (profilina) non sia quasi mai correlata ad una reale allergia al lattice della gomma, ma in realtà dovrebbe essere interpretata solo come un marker di sensibilizzazione asintomatica per il lattice. La correlazione tra la sensibilizzazione al lattice e le reazioni conseguenti all’ingestione di alimenti vegetali emerge nell’ambito della pratica clinica dalle valutazioni anamnestiche, dalla positività dei test cutanei sia per il lattice che per alcuni alimenti (es. mela, kiwi, carota, ciliegia, fragola, spinaci, etc.), dal riscontro clinico e dalla dimostrazione della cross-reattività mediante tecniche di RAST inibizione su estratti allergenici (es. pesca, fico, melone, ananas ecc.) ed infine da valutazione clinica e identificazione delle componenti cross-reattive mediante utilizzo di allergeni naturali o ricombinanti (es. avocado, banana, castagna, kiwi, frutta della passione, papaia, etc.).

L’impiego del pannello degli allergeni ricombinanti del lattice nella pratica clinica e diagnostica  potrebbe rappresentare un valido strumento finalizzato a dimostrare una differenza significativa tra sindrome latex-fruit ed una cross-sensibilizzazione tra il lattice e gli allergeni alimentari e respiratori.