“Il ruolo della barriera intestinale nelle malattie infiammatorie croniche intestinali”

 

F. Scaldaferri, L. Lopetuso, V. Petito, M. Pizzoferrato, L. Laterza, A. Gasbarrini
UOC Medicina Interna e Gastroenterologia
Policlinico Universitario “A. Gemelli”
Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma

 

 

 

Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono patologie a patogenesi multifattoriale, per le quali, in individui geneticamente predisposti, l’attivazione abnorme del sistema immune innato e adattativo nei confronti di antigeni alimentari o della flora batterica intestinale, a seguito di un evento scatenante, porta all’infiammazione cronica propria della colite ulcerosa o del morbo di Crohn. Gli studi di genetica negli ultimi anni hanno rivelato un ruolo cruciale di geni responsabili dell’integrità della barriera intestinale e di geni coinvolti nel riconoscimento della flora batterica intestinale, nel determinare il rischio di insorgenza di tali malattie.

La barriera intestinale, in senso lato, si compone di diverse strutture:

  1. La flora battericaintestinale (Intestinal Microbiota)
  2. La barrier mucosa
  3. Il sistemaimmunitariomucosale
  4. Il sistemavascolaredell’intestinlo
  5. Il sistemaendocrinointestinale
  6. Il sistemaneuroendocrino
  7. Gli enzimidigestivi

 

La permeabilità intestinale, d’altra parte, è una misura indiretta della integrità della barriera intestinale, che può essere considerata come l’unità funzionale in grado di abilitare il passaggio di soluti e sostanze attraverso la mucosa intestinale. Un’alterazione patologica della permeabilità intestinale si associa ad un aumentata permeabilità ad allergeni alimentari e batterici provenienti dal mondo esterno e che vanno ad attivare il “mondo interno”, realizzando, nei casi più gravi, la cosiddetta sindrome dell’intestino “bucato” (leaky gut syndrome). Gli strumenti che permettono di misurare tali alterazioni comprendono:

1 – studi che utilizzano prodotti inerti, di solito zuccheri non metabolizzabili come mannitolo,ramnosio o lattulosio, misurando il ratio di metaboliti nelle urine o test del respiro o breath test

2 – tecniche scintigrafiche come la 51Cr-EDTA
3 – Studi indiretti su biopsie intestinali

 

i primi studi che dimostrano un’aumentata permeabilità intestinale in corso di malattie infiammatorie croniche intestinali risalgono al 1993 per il Crohn e nel 2001 con la colite ulcerosa. L’aumento della permeabilità si associa di solito alla malattia attiva o a malattie instabili, che stanno cioè per peggiorare. Inoltre l’aumentata permeabilità è un riscontro molto più probabile nei familiari di pazienti affetti. La risposta alla terapia, sia nel Crohn sia nella colite ulcerosa si associa a una riduzione del grado di permeabilità intestinale.

 Moderne tecniche endoscopiche che utilizzano la microscopia confocale associata all’endoscopia tradizionale sono in grado di misurare in corso di esame parametri succedanei di permeabilità intestinale, che mostrano una certa valenza clinica nel predire lo stato di remissione di malattia.

A fronte di una aumentata permeabilità di membrana, diversi meccanismi si attivano per mantenere e peggiorare lo stato infiammatorio intestinale. Tra questi una modulazione della flora batterica intestinale, che rende il gut microbiota meno complesso e più povero di specie batteriche a livello intestinale, ma con una capacità più spiccata di aderire all’epitelio intestinale. A questo si associano alterazioni delle molecole di adesione intercellulare, con un’ulteriore riduzione della barriera intestinale. Le IBD si associano ad uno squilibrio del sistema immune tra componenti immuno-regolatorie, come le celluleT regolatorie, e le cellule T effettrici. Questa situazione si ripete anche in altri sottotipi cellulari, sia immuni, come le cellule dendritiche, le plasmacellule, sia cellule non immuni, come per esempio cellule endoteliali e fibroblasti intestinali. Queste ultime componenti, non sempre adeguatamente valute nella patogenesi delle IBD, presentano un fenotipo attivato e pro-infiammatorio, associate ad una loro aumentata capacità di richiamare cellule immuni nella mucosa intestinale, oltre che a condizionare il milieu intestinale con la produzione di elevate quantità di citochine infiammatorie. (fig. 1)

Per concludere, la barrieraintestinale è unaunitàfunzionalecomplessa, costituita da diverse componenti, dal muco al sistema immune e non immune della mucosa intestinale.

Le IBD sono patologie della barriera intestinale, come dimostrato da studi sia sull’uomo sia su modelli animali e tale condizione, sebbene non sia chiaro se sia causativa o secondaria, sicuramente contribuisce al mantenimento dell’infiammazione cronica intestinale.

Altri studi sono necessari per valutare se il danno di barriera intestinale sia una alterazione primitiva o secondaria in corso di IBD. Inoltre, altri studi sono necessari per validare l’utilizzo di metodiche in grado di misurare la permeabilità intestinale come test radio-nucleari o breathtests nella pratica clinica.

 

Casella di testo:  

 

PER LA CORRISPONDENZA:

UOC Medicina Interna e Gastroenterologia
Policlinico Universitario “A. Gemelli”
Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma

Mail  studiogasbarrini@gasbarrini.it

Casella di testo: